Lo Spazio di Comunità è…

Si è concluso venerdì 9 febbraio il percorso di formazione per gli operatori di Fondazione Aquilone, Diapason, Amico Charly e Lanterna, unitamente al responsabile di Mission Bambini, impegnati nella realizzazione di “Spazi di Comunità” del progetto “Nove+” nel Municipio 9.

Il progetto si è dato come obiettivo prioritario quello di far diventare gli Spazi di Comunità il “motore” dell’attivazione di un welfare generativo che pone al centro la questione educativa delle giovani generazioni: gli Spazi di comunità, dunque, si configurano come luoghi nei quali condividere idee e azioni “per e con” i genitori, i giovani, i cittadini, le scuole, le agenzie educative del territorio e i servizi istituzionali del Comune. Solo da queste sinergie possono nascere comunità autoeducanti.

Grazie alla conduzione del “dirompente” Michele Marmo (vicepresidente di “Vedogiovane”, coop. soc. di animazione socioculturale), che ci ha accompagnati in una faticosa analisi dei nostri SdC e avviati ad un loro ripensamento collettivo, siamo giunti ad individuare alcuni “cardini” del nuovo modello che ci immaginiamo per il futuro.

Attraverso la “metafora” del Lego abbiamo costruito un modello caratterizzato dalla presenza di alcuni elementi indispensabili al buon funzionamento di uno Spazio di comunità:

  • Il ponte: lo SdC deve creare connessione tra i diversi Spazi del territorio, gli operatori e i cittadini che lo abitano, i servizi pubblici e privati del territorio, le scuole;
  • L’antenna: lo SdC deve essere il luogo sempre pronto ad ascoltare i bisogni e gli interessi di tutti i cittadini che abitano un quartiere (mamme, papà, bambini, adolescenti, nonni…), con l’obiettivo di trovare risposte comuni ai problemi di cura, formazione, integrazione lavorativa, solitudine….
  • Le porte: lo SdC deve essere un luogo riconoscibile ed accessibile a tutti i cittadini, deve essere il luogo della generazione collettiva delle idee e delle attività (laboratori, feste, ecc.), deve essere il luogo delle risposte collettive ai bisogni espressi da una comunità;
  • La scala: lo SdC deve sempre avere un occhio verso il futuro, deve essere attento ai bisogni e ai desideri in continuo cambiamento, deve essere un “work in progress” nella definizione di sempre nuove idee e attività;
  • L’operatore: lo SdC deve essere aperto a tutti i cittadini e deve generare un processo di partecipazione collettiva ma non può prescindere dalla “regia educativa” degli operatori che vi lavorano; l’operatore deve essere lo strumento di mediazione tra l’ambiente, inteso come luogo fisico, e le persone che lo “abitano”;
  • Fiori, verde e pizza: nello SdC non possono mancare tutti quegli elementi di bellezza e convivialità che lo rendono un luogo accogliente per tutti: spazi aperti e arredati in modo funzionale, spazi interni ma anche all’aperto, per la bella stagione, spazi adatti all’incontro e alla convivialità (momento indispensabile nella costruzione di una comunità autoeducante).

Nell’ultimo incontro di gruppo, fissato il 3 aprile a Borgomanero e Arona, luoghi in cui visiteremo gli Spazi di Comunità del progetto “Family like” di cui Michele è portavoce, lavoreremo sulla costruzione del nostro modello ideale di SdC, che intendiamo lasciare come eredità di “Nove+” ai nostri quartieri.

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Lo “Spazio di Comunità di Dergano” è un’azione del progetto Nove+, realizzato in collaborazione con Mission Bambini e finanziato dalla Fondazione Cariplo.

Per info e contatti:
cell. 3894603215
progetti@fondazioneaquilone.org