Il compasso d’oro 2018

Eccoci qui, alle ore 18:00 di un afoso pomeriggio di giugno, al castello Sforzesco di Milano, dopo una giornata di centro estivo. All’ingresso il cortile della Rocchetta è presidiato da eleganti signorine che controllano che il tuo nome sia nella lista degli invitati alla premiazione del compasso d’oro 2018.

Mentre entro nel cortile mi chiedo: che ci faccio qui, in mezzo a ingenieri, inventori, professori universitari, giovani laureati di architettura ed affermati imprenditori?

Mentre faccio il giro osservo alcuni prototipi di oggetti, idee, invenzioni che sono canditate a vincere il “Compasso d’oro 2018”. Dovete allora sapere che, istituito nel 1954, il premio Compasso d’oro ADÌ è il più antico ma soprattutto il più autorevole premio mondiale di design. Ogni designer ambisce a vincerlo, un po’ come il pallone d’oro per un calciatore o l’oscar per un attore.

Per dare due numeri: l’edizione 2018 ha visto oltre 1200 prodotti candidati, 283 prodotti sottoposti alla giuria internazionale, 56 menzioni d’onore e solo 16 premiati. oltre a questi 11 premi compasso d’oro alla carriera e 3 premi “targa giovani” agli studenti universitari.

Va bene, ma Fondazione Aquilone che c’entra?

Noi c’entriamo perché nel 2015 e 2016 abbiamo partecipato al progetto “Camp us” promosso dal politecnico di Milano, Dipartimento design, che aveva una parte delle azioni dedicate all’ambito del sociale, in particolare dei ragazzi più a rischio di emarginazione.

Già solo il fatto di essere stati menzionati tra i candidati selezionati era motivo di grande orgoglio per coloro che ci hanno coinvolto in questo progetto, dato che si tratta del premio più ambito da ogni designer.

Ma straordinario è stato il fatto che questo progetto è stato selezionato tra il 16 progetti vincenti del 2018, assieme ad altri prodotti tra i quali l’Alfa Romeo Giulia, il museo Prada, la Leonardiana e diversi oggetti domestici ed accessori che ci proiettano nel futuro, di cui potete cercare le descrizioni su internet alla voce “compasso d’oro 2018”.

Ma perché il progetto ha vinto?

Ecco le motivazioni date dai giudici:

«Attraverso la proposta di pratiche sociali che valorizzano le persone, ha reso possibile il verificarsi di eventi e la realizzazione di prodotti, spesso di natura multimediale, rilevanti per le dinamiche sociali di un territorio urbano problematico. Il progetto mostra come la collaborazione tra istituzione accademica e progettisti abbia permesso di raggiungere il Triplice obiettivo di: costruire reti sociali a misura di quartiere, realizzare prodotti esteticamente pregevoli, mantenere il progetto ad un livello adeguato di sostenibilità economica».

Eccoci allora noi in queste azioni, con le iniziative fatte per gli orti condivisi di Bovisasca che hanno coinvolto anziani e bambini di quel territorio, con il progetto PAAI (padiglione Adattabile Autogestito Itinerante) dell’estate 2016 nei quartieri di Dergano, Isola ed Affori, con il percorso dei nostri ragazzi della sala prove che ci ha formato per avere una produzione di video musicali di qualità.

Da questa esperienza hanno tratto beneficio sia i ragazzi/adulti che gli operatori, perché abbiamo avuto l’occasione di formarci in modo professionale e di ragionare sulla sostenibilità economica delle azioni fatte, ed infine di sperimentare percorsi nuovi con il supporto di docenti e laureandi della facoltà di architettura.

La ricchezza di questa esperienza continua ancora oggi al Centro di Aggregazione Giovanile con i video prodotti dalla sala prove che potete vedere sul canale YouTube “Abelia Music records” e con il percorso di “Combo connecta Project”.

I nostri ringraziamenti e soprattutto dei meritatissimi complimenti ai prof. Francesca, Davide, Elisa, Elena ed ai diversi studenti/laureandi che hanno lavorato al progetto e che hanno avuto il coraggio di coinvolgerci in questa avventura.

Ora si che anche noi c’entriamo!