Siamo partiti in 46 per andare al mare a Santa Margherita Ligure. Una “combricola” un po’ strana: educatori, ragazzi di Bruzzano, alcuni con disabilità, qualche volontario e poi c’ero io. Al mio primo viaggio da solo, lontano dal mio quartiere, lontano dalla mia moto, lontano dal mio parchetto.
Non ero neanche così convinto di volerci venire, ma adesso sono qua, con questi tipi anche un po’ strani, non ho ben capito, sono un centro come il nostro, però per ragazzi un po’ diversi da noi. Boh! hanno delle difficoltà, disabilità le chiamano.
La prima sera è la più difficile ho dovuto cucinare, che palle! I miei educatori mi hanno obbligato però sono stati con me, lo hanno fatto con me e mi hanno spiegato come fare e tutto sommato devo ammettere che vedere 46 persone mangiare ciò che avevo preparato io non è stato così male.
Siamo andati in una città strana, mi pare si chiamasse Portofino: troppi ricchi antipatici, anche se poi i miei educatori mi hanno spiegato che non potevo essere arrabbiato con chi è più ricco di me. Sarà pure vero ma un po’ rancoroso non riesco a non esserlo anche Beppe mi dice che non possiamo giudicare la vita degli altri senza sapere la loro storia. Può essere che hanno fatto tanti sforzi per meritarsi quello che hanno. Mi chiedo se un giorno sarà vero anche per me.
Mentre parliamo la stanchezza si fa sentire, la strada è lunga, poi un bosco infinito, non avevo proprio voglia di camminare. Ma ho visto dei luoghi che non avevo mai visto prima e sinceramente non pensavo neanche esistessero, da solo non ci sarei mai venuto. E poi guardo i miei pazzi educatori: camminano, ridono, scherzano, parlano, cantano con gli altri ragazzi.. non sembrano mai stanchi, danno energia a tutti, anche a me!
I miei amici del Centro di Aggregazione ridono e scherzano con questi ragazzi di “Ricreativamente” forse strani, si ma devo ammettere simpatici e divertenti. Siamo già quasi tornati all’ostello, la fatica sembra non esserci neanche stata in mezzo a tutta questa gente.
Ad un certo punto ho preso coraggio e ho provato a spingere Luca, ho spinto la sua carrozzina. Gli educatori me lo hanno lasciato fare, si sono fidati di me, per l’ennesima volta, si sono fidati di me ancora. Nonostante quella volta in cui ho picchiato un mio compagno di classe. Nonostante quella volta che ho provato a rubare le chiavi. Nonostante quella rissa a cui non ho saputo tirarmi indietro.
Si sono fidati ancora, loro non mi giudicano, non mi eliminano, non mi escludono. Mi sgridano, si, ma poi mi perdonano. E io imparo a voler essere diverso, imparo che è possibile essere diversi. Imparo a voler bene agli altri e, in fondo, anche a me stesso. E adesso sono qui che spingo Luca per la prima volta mi sento importante per qualcuno. Tutti mi guardano e sorridono, sono fieri di me, sono fondamentale adesso, sono un eroe!
Ah no, aspetta l’eroe è lui, è questo nuovo amico che sto spingendo, Luca è qua seduto e non può fare alcune delle tante cose che faccio io eppure non l’ho mai visto arrabbiato, non l’ho mai visto scontroso, ha un sorriso per tutti.
È l’ultimo giorno, svogliatamente preparo la valigia e vado giù, quei pazzi degli educatori hanno preparato un’attività finale, sempre le stesse cose, che palle! Ho un foglio davanti, mi chiedono di dire cosa ho dato e cosa ho ricevuto in questa esperienza.
Non voglio scrivere, però tutti qua intorno scrivono.. e io cosa devo scrivere? Come faccio a dire come mi sento?
Che fatica scrivere che non vorrei andarmene, che fatica dire che alla fine in questo gruppo per la prima volta mi sono sentito accettato, come posso scrivere che ho capito che anche io sono capace di stare insieme ad altri ragazzi senza combinare guai, come faccio a dire che adoro il mio compagno di stanza, come posso dire che sono riuscito a non litigare con i miei amici, che ho provato a rispettare delle regole che spesso mi stanno troppo strette.
Come faccio a dire che ci ho provato, che vorrei stare ancora qua lontano dai problemi, lontano da Bruzzano, che qua, con tutte queste persone, mi sento un ragazzo diverso, capace di aiutare gli altri.
Gli educatori leggono i biglietti, o no, sembra che si commuovono anche loro.. non posso piangere! Cosa penserebbero gli altri? Eppure tutti questi biglietti dei miei compagni di viaggio mi stanno emozionando, ho lo stomaco in subbuglio, non capisco. Cosa potranno pensare di me se adesso mi metto a piangere? Proprio io.
“Ahò ma dove sei stato? Con quei babbi del Centro?”
Sorrido e nascondo le mie emozioni, faccio una smorfia. Bruzzano mi sta stretta in questo momento, ho voglia di ripartire ancora…..ancora con loro!
Narrazione scritta da Sara del Centro di Aggregazione giovanile GATE che si è immedesimata in un ragazzo partito con lei in gita.