Da un anno a questa parte, quando pubblichiamo immagini delle attività sociali di Fondazione Aquilone, i commenti di dividono tra coloro che plaudono e coloro che criticano. Comprendiamo e rispettiamo l’opinione di tutti. D’altro canto, anche noi siamo convinti che l’unico modo per ridurre a zero il rischio del contagio sia uno solo: NON FARE NULLA.
Perché quindi ci ostiniamo a realizzare le nostre attività con bambini, ragazzi, persone anziane o con disabilità?

Anzitutto vi facciamo una rivelazione, che è una ammissione: NON siamo sicuri di non correre alcun rischio. Sappiamo che qualunque cosa andremo a fare esporrà noi e le persone che parteciperanno ad un rischio almeno pari a quello di andare a scuola o al supermercato, salire sulla metropolitana o passeggiare al parco nel fine settimana.
Ma allora, se abbiamo questo dubbio, perché continuiamo a realizzare le nostre iniziative sociali?
E’ semplice: perché siamo convinti che stare bene non è solo assenza di malattie; stare bene – soprattutto per i più piccoli e i più fragili – è trovare spazi di normalità anche in questo periodo difficile; è continuare a cercare e a vivere occasioni di crescita e di relazione; è combattere la tentazione di isolarsi e rinchiudersi nella propria casa, porto sicuro ma anche – alla lunga – prigione dorata.

Ma non è un rischio troppo alto? Non chiedetelo a noi: chiedetelo ai genitori dei bambini che accogliamo nel nostro nido o nella nostra scuola dell’infanzia; o ai genitori dei nostri adolescenti, stremati da mesi di didattica a distanza; o ai nostri anziani fragili, chiusi nelle loro case da mesi; o alle mamme e ai papà dei nostri ragazzi con disabilità, che li hanno visti regredire e rinchiudersi negli ultimi mesi.
Sì, Vostro Onore, ci dichiariamo colpevoli. Colpevoli di non tenere gli adolescenti chiusi in casa, colpevoli di un abbraccio con le mascherine indossate, colpevoli di creare occasioni di incontro di più di due persone alla volta (perché nessuno sa bene quale sia il numero di persone che costituisce “assembramento”).

A nostra discolpa diciamo soltanto che, in tutti questi mesi, in nessun caso abbiamo avuto focolai. Abbiamo avuto pochissimi utenti ma anche operatori con il covid, fortunatamente in forma lieve, ma in nessun caso il contagio si è trasmesso ad altri. Certamente è stata una fortuna; noi però abbiamo la presunzione di avere anche un pizzico di merito, di essere stati bravi a prevenire costruendo insieme – operatori e volontari, giovani e anziani – un modo possibile di convivere con la pandemia.
Ecco perché, anche davanti alle critiche più aspre rispetto a ciò che dovremmo fare e soprattutto non fare in questo periodo, rispondiamo con il più grande dei nostri sorrisi. 
