Quest’anno abbiamo ricevuto in dono le parole che don Angelo Casati – sacerdote e scrittore – ha rivolto a operatori e volontari di Fondazione Aquilone.
Volentieri le condividiamo con tutti voi che – come noi – avete a cuore la costruzione di una città più accogliente per tutti, in particolare per i più piccoli e fragili.
A tutti voi i nostri migliori auguri per un sereno Natale ed un felice anno nuovo.
il Consiglio di Amministrazione e
il Coordinamento Responsabili di Servizio
Carissime, carissimi,
sono giorni in cui le parole degli antichi profeti mi incendiano di bellezza i sogni. Leggo dal rotolo di Isaia: “Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto, perché scaturiranno acque nel deserto, scorreranno torrenti nella steppa. La terra bruciata diventerà una palude, il suolo riarso sorgenti d’acqua. I luoghi dove si sdraiavano gli sciacalli diventeranno canneti e giuncaie”.
Leggo esulto, mi esalto, sogno. Pochi secondi, poi mente e cuore mi battono dentro, corrono alle situazioni drammatiche che stiamo vivendo, alla sofferenza di tanti, di troppi, alla loro fatica di vivere. Metto a confronto immagini dei profeti e immagini della terra e mi rimangono ombre nei cieli dell’anima, un sentimento triste di distanza tra limpidezza di sogni e crudezza della realtà.
Che cosa fare? Cancelliamo i sogni, per stare con i piedi sulla terra? Cancelliamo dagli occhi la terra per evadere con sogni nel cielo? Voi mi insegnate – e io ve ne sono grato – che la vera genialità è abitare la distanza, abitare la distanza tra sogno e realtà. Abitarla come una terra di mezzo, e cercare di far accadere sulla terra non spezzoni di guerra, ma spezzoni di sogni, dei sogni che ci abitano.
Faccio ritorno alle parole sacre per ricordare a me stesso – ma anche a voi che mi siete cari – come siano mille – e altri ancora da inventare – i gesti con cui oggi “aprire gli occhi ai ciechi, schiudere gli orecchi dei sordi, far saltare come un cervo gli zoppi, far gridare di gioia i muti”. Nella mente rincorro gli ambiti del vostro pensare e del vostro operare.
Non siete, né vi importa di essere, né vi vantate di essere, donne e uomini dei miracoli. Immagino vi piaccia essere tra quelli sorpresi da una scritta su un muro:. “E’ impossibile? Allora si può fare”. Si possono osare ritagli di sogni, condividerli, farne progetti. La parola “progetto” che vi è cara ed evoca le vostre iniziative, nella sua etimologia allude a un “gettare in avanti”: spingere verso n mondo che sia più umano e quindi anche più divino, più vicino ai sogni di Dio. Un Dio che, ancora oggi, spinge in avanti e con il profeta dice – voi lo udite –: ”Irrobustite le mani fiacche, rendete salde le ginocchia vacillanti. Dite agli smarriti di cuore: “Coraggio, non temete!”
Il vero pericolo che incombe, secondo il vangelo, è che si raffreddi l’amore. Si tratta di avere cuore, avere ancora cuore, guardandoci dal contagio del menefreghismo, una malattia, secondo papa Francesco, più pericolosa di un cancro.
Avere cuore. E’ bello che vi sentiate in qualche modo, con la vostra misura, eredi di quel prete indimenticabile, don Lorenzo Milani, che sulle colline del Mugello aveva riacceso il sogno di far parlare i muti, inventando una scuola per i ragazzi della povera gente e sulle pareti di quella scuola volle fosse scritto come motto: “I care”, “Mi sta a cuore”. E’ dal “mi stai a cuore” che nascono i vostri gesti.
Mi dà gioia pensare a voi.
A voi, chiamati ad abitare la terra di mezzo, è rimasta ingualcibile nel cuore la passione di legare sogni e terra, legarli con la tenerezza di un filo. L’aquilone mi racconta i voli, i sogni nel vento, ma anche la tenerezza del filo che lo lega alla terra. Mi racconta di voi, che fate accadere ritagli del sogno di Dio oggi sulla terra. Custodite il filo.don Angelo Casati